Roccolo Albio

Posizionato a m. 753 s.l.m.. nell'omonima valle minore.

Posizionato a m. 753 s.l.m.. nell’omonima valle minore.

Curiosità: Il “Roccolo” quale postazione fissa della caccia secondo una tradizione venatoria molto diffusa e caratterizza il paesaggio la toponomastica dei luoghi.

L’elevata concentrazione di Roccoli nelle prealpi lombarde è determinata da fattori favorevoli relativi al luogo. Il territorio alpino e prealpino è, anzitutto, interessato dal flusso migratorio dei volatili, ossia da una rotta che comunemente viene seguita dagli uccelli provenienti da tutta Europa che, nei mesi autunnali, si spostano in territori più caldi e, nel periodo primaverile, ritornano nel loro paese, in cui le temperature sono meno torride.

Altro fattore propizio del territorio montano è la sua stessa morfologia, in quanto le valli rappresentano i corridoi di percorrenza e le cime e le dorsali i luoghi di sosta e di riposo. E’ proprio su queste alture che sono stati costruiti i principali impianti di cattura, difatti il luogo di impianto, in relazione con l’abbondanza di volatili, è un elemento importantissimo da prendere in considerazione per la loro collocazione.

I roccoli attualmente funzionanti presentano la licenza della Regione Lombardia, che permette la cattura dei volatili per il rifornimento di richiami di specie cacciabili, ma solo per brevi periodi l’anno, che corrispondono con l’autunno. Le stazioni di inanellamento a scopo scientifico, ben distribuite sul territorio regionale, vengono utilizzate secondo le indicazioni dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica o per altre ricerche proposte dai dipartimenti di Biologia delle università lombarde.

In essi si effettuano studi sui volatili mediante l’applicazione di un anellino con inciso un codice sulla zampa dell’uccello, che viene poi rilasciato; quando verrà nuovamente catturato in un’altra stazione di inanellamento si farà riferimento al codice che porta per studiare il suo spostamento e, di conseguenza, le sue usanze.
Tratto dalla tesi di laurea: “Il sistema dei roccoli della Val Gandino – proposta per un itinerario ecomuseale” di Roberto Fratus (con la collaborazione di Daniel Zamblera) Politecnico di Milano – Facoltà di Architettura

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